Continua a fischiare

Negli ultimi anni troppo spesso più che di Liberazione si è parlato di revisione (scrivo apposta con lettera iniziale minuscola). Non intendo andare a scovare indietro nel tempo un vero e proprio bestiario di frasi, pensieri, parole e soprattutto “omissioni” per sottolineare quanto appena scritto. Bisogna capire le ragioni anche dell’altro schieramento, era stata tradita la patria e l’onore, non offendiamo i reduci di Salò. Senza ricorrere a grossi giri di parole vorrei solo far notare che se avessero avuto ragione questi ultimi, l’Italia sarebbe stata, così come lo era prima, alla mercè della Germania nazista. Insomma chi è traditore e servo?

E non ricordiamoci che si parla di Liberazione dal nazifascismo, da un regime totalitario e dittatoriale (banale ma meglio puntualizzare). Altro che revisionismo.

Ma gli attacchi non vengono solo da parte di nostalgici del ventennio. Ad essi dobbiamo aggiungere i paladini dell’anticomunismo che etichettano questa giornata come una folkloristica festa dei “rossi” (vero terrore e orrore). Anche in questo caso,per non ricorrere ad un uso eccessivo di frasi, posso semplicemente evidenziare che nel CLN la composizione politica era varia (Partito Comunista Italiano, Partito Popolare-DC, Partito Repubblicano Italiano, Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria), senza dimenticare i partigiani badogliani, che tutto erano fuorché comunisti. Questo per dire che non si può svilire il 25 aprile riducendolo a mera contrapposizione politica. Il 25 aprile deve unire.

Chi ha vissuto quei giorni, quel giorno, non avrebbe mai immaginato queste forti storpiature,così come non avrebbe mai immaginato quali avvenimenti storici, quali tumulti avrebbero scosso l’Italia fino ad oggi. Ed è alla luce di quel presente politico, sociale, economico che ognuno di noi deve riscoprire dentro di sé la Resistenza e la Liberazione dal cui sangue è sorta la nostra Costituzione, sempre più dileggiata ma ancor di più da prendere come vero e proprio faro per contrastare quel vento e quella bufera che continuano a “fischiare e ad infuriare” seppur in forma diversa e meno drammatica. Bisogna essere partigiani, sempre.

Sarebbe quantomeno piacevole, per una volta e  per non rovinarci la festa, pensare ad un 25 aprile di 68 anni fa con il sole che picchia duro, un  vento che non fischia più. Ora accarezza la “rossa primavera dove sorge il sol dell’avvenir”.

A.C.

 

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