Una presa di coscienza anti-neoliberista

Intervento all’Assemblea Pubblica del 30/05/2013 – Incontro con Claudio Grassi

Spesso mi è capitato che qualcuno mi si rivolgesse in modo sincero e mi chiedesse: ”Perché insisti a dichiararti con tanta fermezza comunista? Che te ne frega dei comunisti? Tanto ormai il comunismo non esiste più!”. Solo voi sapete come me, quanto quelle persone si sbagliano a dichiarare decaduto il comunismo. Il Comunismo vive, vive nei cuori e nelle azioni di tanta gente, vive nella forza delle braccia del proletariato, vive nelle donne che hanno il coraggio di riprendersi il proprio spazio, nei giovani che hanno deciso di non arrendersi alle logiche politiche odierne, vive nelle persone che hanno il coraggio di sognare, nella lotta al capitalismo del terzo millennio, in quei giovani che mattone su mattone stanno costruendo il proprio futuro, vive nelle voglia di cultura, di sapere, di conoscenza, nella voglia di Rivoluzione! NO, il COMUNISMO non è morto, è ancor più vivo di prima. La sezione di Taverna lo dimostra giorno per giorno, facendo rivivere attraverso la passione una storia di militanza che ci rappresenta, che ci ha formati. Noi ci siamo, lavoriamo con costanza affinché il nostro lavoro un giorno possa essere patrimonio di altri. Abbiamo il dovere morale di non abbandonare la lotta che migliaia di persone prima di noi hanno portato avanti anche a costo della vita. Ed è per queste ragioni che dobbiamo ribellarci alla politica neoliberista che ci sovrasta. Una politica che ha distrutto modi di vita consolidati, che ha destrutturato l’idea stessa di società negando ogni forma di solidarietà sociale e avvantaggiando un individualismo senza scrupoli , volto alla logica dell’accumulo di capitale. La parola stessa neoliberalismo è intrisa di menzogna, l’unica libertà che garantisce è di impresa, la libertà per una cerchia ristretta di individui di poter accrescere il proprio capitale a discapito di tutti gli altri. Da più di trent’anni questa logica politico-economica guida le nostre azioni e ci conduce inesorabilmente alla redistribuzione del potere e delle ricchezza verso le classi alte, lasciando il resto della società in balia degli effetti della crisi economica. Dalla Thatcher a Regan fino a Berlusconi, ci hanno convinto battuta su battuta che l’intervento statale fosse il male della società, che la politica economica andasse gestita fra privati, hanno indebolito sempre più il potere sindacali per isolarci, per renderci vulnerabili. La stessa istruzione scolastica è stata utilizzata a favore di questa logica del tutti contro tutti, l’hanno fatto per renderci ignoranti e indifferenti, bombardandoci attraverso i messaggi pubblicitari, facendoci credere che tutto andasse bene, che le cose devono necessariamente andare cosi, che il mondo si fonda sulla logica del più forte, dell’homo faber fortunae suae, MA NON È COSI! L a falsa enfasi sulla libertà, non garantisce la democratizzazione dei governi i quali agiscono tramite decreti esecutivi e giudiziari, più che tramite processi decisionali democratici. L’individualismo possessivo entra in contraddizione con il desiderio delle persone di organizzarsi e scegliere liberamente. È proprio da questa contraddizione fondante del neoliberalismo che dobbiamo ripartire, dobbiamo assumere coscienza di noi stessi e portare alla formazione di una nuova divisione in classi, garantendo maggiore mobilità sociale. Questo è un obbligo che abbiamo con noi stessi, l’obbligo di risvegliarci per iniziare la lotta al sistema. COMPAGNI LOTTIAMO INSIEME! Vi lascio con una frase di Antonio Gramsci che ci può aiutare a riflettere tutti insieme sulla presa di coscienza che dobbiamo attuare : “L’indifferenza è il peso morto della storia. È la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica.”

Un saluto
Rosetta.

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