Quale ruolo per i comunisti?

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Inizio questa breve analisi, se così la vogliamo chiamare, non approfondendo per il momento i casi Spinelli e SEL, che avranno sicuramente un certo peso nella costruzione di quella che viene chiamata “SYRIZA italiana”. Da una parte tante ambiguità dalla cui risoluzione si potrebbe dare slancio e continuità al percorso della lista Tsipras; dall’altra, un’esperienza che potrebbe essere mutilata di alcune fondamenta se si vuole essere credibili e realmente ALTERNATIVI al resto delle forze politiche: coerenza e quell’equilibrio uscito dalle urne tra partiti e società civile.

Il risultato, anche se risicato, è stato ottenuto in condizioni di oscuramento mediatico con un grande lavoro dei militanti e non, ha posto fine al tracollo verticale degli ultimi anni e ci permette di dare rappresentanza al mondo della sinistra anche se non scioglie alcuni nodi. Proprio per questo è utile discutere per crescere ed evitare errori del passato e riavvicinare quella grande fetta di popolazione che si è astenuta.

Per quanto riguarda l’idea di sinistra futura, si fa un ragionamento sbagliato se si pensa da subito al posizionamento del nuovo soggetto rispetto al PD. Il punto di partenza è l’autonomia. Piuttosto non si può iniziare senza sapere ciò che vogliamo: una sinistra generica o una sinistra di classe? Crediamo ancora in una suddivisione destra/sinistra non perchè viviamo la politica da tifosi ma perchè sappiamo che, arrivati ad un bivio, si deve scegliere: capitale o lavoro. Il superamento di queste categorie non fa altro che portare all’assenza del conflitto. E chi trarrà vantaggio da tutto ciò? Risposta facile…

E qui entra in gioco il nostro ruolo. Sottoscrivo il passaggio del documento approvato all’ultimo CPN in cui si afferma l’mportanza della ricomposizione delle comuniste e dei comunisti nel progetto unitario per superare i rapporti di produzione capitalistici. E’ utile quindi avviare un’interlocuzione non esclusiva per far valere le nostre istanze, mantenere un’autonomia organizzativa e politica evitando così la liquidazione di fatto del partito che è il rischio maggiore che si corre quando si creano confederazioni di partiti e movimenti. Questo vuole essere solo un piccolo appunto e non un mio parere negativo sull’unità di una sinistra plurale, che serve.

In molti ci rimproverano di aver perso la rotta e di esserci dimenticati dei nostri valori, che l’errore di fondo stia nell’essere anti-liberisti facendo passare il messaggio che esista un altro sistema capitalistico, più buono. Tuttavia il capitalismo moderno coincide perfettamente con il liberismo: in questo momento storico, lottare contro di esso significa, per forza di cose, essere anti-capitalisti. Sempre per obiettare a questa tesi, si può aggiungere che noi lottiamo per ribaltare lo stato attuale di cose senza necessariamente tornare ad un sistema prestabilito e preesistente o, per dirla con parole del Che, ad “un ordine dittatoriale delle classi sociali dominanti” ( il capitalismo buono, se esiste).

Insomma non moriremo socialdemocratici…

Ecco perchè bisogna trovare nuove vie, creare nuovi spazi sociali e democratici di opposizione al sistema e portare visibilmente il nostro contributo in uno schieramento allargato, data l’attuale poca forza che potremmo avere per spostare da soli l’asse politico in Italia.

E a proposito della situazione nazionale, finisco con questa riflessione.

Ho abbracciato in pieno la lista per le europee e il suo programma, mi sono speso con passione e dedizione, tuttavia devo fare una critica, anche al nostro partito. Certe volte sembra che l’opposizione ai crescenti nazionalismi e populismi sia solo a parole. In Francia il Front National ha fatto presa tra i giovani e gli operai, cioè la spina dorsale di un popolo che coincide con quelle persone che vogliamo rappresentare. Il concetto di alleanza e fratellanza fra popoli tartassati dall’austerità va benissimo ma rischia di non sortire gli effetti desiderati se non si crea una “coscienza di classe” nel nostro paese: ad esempio, Tsipras ha fatto anche leva su un certo orgoglio del popolo greco nella riunificazione della sinistra radicale. La classe lavoratrice italiana ha subito profondi cambiamenti, è stratificata e ciò che una volta era unito è stato diviso dal capitalismo ( dividi et impera). Riunirla sarà un lavoro lungo ed in questo sarà fondamentale il radicamento dei territori. Solo con questa piena presa di posizione a livello nazionale prima, unitamente al nostro caro internazionalismo, riusciremo ad ottenere una sensibile avanzata.

A.C.

 

 

 

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