Luce alla storia

Nella speranza che gli attuali amministratori locali tavernesi si rendano finalmente conto dell’inutilità e dell’inattendibilità dell’opera di oscurantismo storico-politico attuata in questi anni rispetto all’operato dell’amministrazione di sinistra che ha governato il paese per circa un trentennio, riteniamo opportuno evidenziare il ruolo svolto da quell’amministrazione anche rispetto al patrimonio artistico lasciatoci in eredità dai fratelli Preti. Non tener conto che tale patrimonio appartiene in primo luogo alla popolazione di Taverna e poi a tutta la Calabria, fa veramente cadere nello sconforto e nell’amarezza più totale. Vorremmo, quindi, ricordare a chi lo avesse dimenticato che la conservazione di tali beni non è frutto del caso, ma dell’oculata e lungimirante gestione svolta dall’amministrazione in carica negli anni 70.
In quegli anni, caratterizzati dal trafugamento delle opere del Preti, l’amministrazione comunale non esitò a battersi contro tutte le istituzioni, comprese quelle ecclesiastiche, per garantire la fruibilità alla popolazione di Taverna dell’antico convento dei Domenicani, della chiesa e delle tele dei fratelli Preti.
Numerosi furono, infatti, i tentativi della Curia vescovile di Catanzaro di entrare in possesso del sopra descritto patrimonio chiedendo all’allora prefetto di imporre al sindaco la sottoscrizione di un atto di retrocessione dal Comune alla Curia.
Dinanzi al rifiuto del sindaco di sottoscrivere un tale atto di retrocessione il prefetto arrivò, persino, a minacciare l’amministratore di arresto immediato.
Il momento culminante dell’azione intrapresa dall’amministrazione dell’epoca per conservare in capo all’ente comunale la proprietà del patrimonio monumentale ed artistico tavernese è storicamente rinvenibile nella delibera di consiglio n. 173 del 9 Aprile 1976 con la quale, rifacendosi alle famose leggi Siccardi, l’amministrazione comunale, con a capo il sindaco Domenico Vavalà, dichiaravano quanto segue:

“ A seguito del furto delle tele di Mattia Preti, questo consiglio per evitare altri trafugamenti ed anche per una migliore sistemazione, garanzia e valorizzazione del patrimonio artistico del pittore, ha chiesto con regolare deliberazione agli organi competenti, tra cui il Ministero degli Interni e della Pubblica Istruzione, l’emissione di provvedimenti intesi a dichiarare la chiesa di S. Domenico museo nazionale e Pinacoteca Comunale Pretiana, ove sistemare e custodire tutto il patrimonio artistico del grande Cavaliere Calabrese.

Questa Amministrazione ha sempre favorito l’accesso dei turisti alla chiesa di S. Domenico per meglio far conoscere ed ammirare l’arte Pretiana ed agevolare al massimo la divulgazione, anche quando da parte dell’autorità ecclesiastica si è cercato di introdurre elementi di speculazione che impedivano la libera vista delle opere d’arte, come per esempio, la introduzione di apposite gettoniere per i corpi illuminanti sistemati in ogni quadro, nonostante l’energia elettrica venisse fornita gratuitamente dal Comune, va aggiunto anche fin dal 1867 la popolazione di Taverna ha potuto disporre, garante il Comune, tanto della chiesa, la quale è stata sempre aperta al culto, quanto il patrimonio artistico del Preti e degli altri oggetti d”arte sistemati nel tempio, che ha potuto ammirare liberamente favorendo essa stessa l’afflusso di numerosissimi turisti e visitatori. Con la retrocessione della chiesa all’autorità ecclesiastica, probabilmente, la popolazione verrebbe ad essere privata di questi beni e soprattutto del patrimonio artistico del Preti, lasciato in eredità alla sua città natale dal Preti, e, se ciò dovesse verificarsi, certamente e legittimamente i Tavernesi manifesteranno la loro indignazione e sofferenza per quanto di inestimabile avranno perduto.”

In seguito alla succitata delibera, negli anni immediatamente a seguire, si diede inizio alla prima vera opera di recupero, restauro e valorizzazione di tutto il complesso monumentale di S. Domenico, pianificando ed organizzando anche quella che sarebbe diventata la sede del Museo Civico dove esporre e conservare alcuni capolavori dei fratelli Preti, con un settore dedicato all’artigianato locale, idea, quest’ultima, cancellata dal progetto nei primi anni 90.

Il 24 Febbraio 1988 in occasione del 375° anniversario della Nascita del Preti, l’allora Amministrazione Comunale con l’Assessore alla Cultura Santo Vitelli diedero vita al primo annullo filatelico unitamente ad una serie di programmazioni culturali, tra le quali il gemellaggio con la città di Zurrieq (Malta), in vista del ritorno delle tele nella loro sede naturale dopo le accurate operazioni di restauro da parte della Soprintendenza per i Beni Culturali di Cosenza.

Siamo sicuri che le manifestazioni che Taverna si appresta ad attuare in occasione del quadricentenario della nascita del “CAVALIERE CALABRESE” sarebbero state possibili senza l’azione di tutela e valorizzazione svolta da quell’amministrazione?

Le considerazioni che ci siamo sentiti in dovere di svolgere non vogliono essere altro che una ricostruzione storica degli eventi ed uno stimolo ad assecondare nel migliore dei modi le intenzioni dei fratelli Preti, cioè regalare un momento della propria vita artistica a tutti i concittadini dell’amata Taverna, con l’auspicio che tutto vada nel migliore dei modi nell’interesse presente e futuro della nostra cittadina.

Partito della Rifondazione Comunista – Taverna

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