Il partito ed il progetto politico

Intervento all’Assemblea Pubblica del 30/05/2013 – Incontro con Claudio Grassi

Cari compagni, mi dispiace non poter partecipare fisicamente all’assemblea odierna dopo il promettente incontro della scorsa settimana. Cercherò di colmare la distanza contribuendo modestamente al dibattito con questo mio intervento, in cui vorrei aggiungere qualcosa rispetto a quanto è stato detto il 21 maggio.

Temi importanti sono il rilancio del partito “facendo rete” tra i circoli e le sezioni sul territorio e ritornare ad essere reali e credibili portavoce di tutte quelle realtà sociali rimaste indietro, dimenticate da tutti, oppresse da un sistema dove la politica si è trasferita nelle alte sfere della finanza.  E’ vitale quindi per un partito comunista stare vicino ai lavoratori, far sentire il proprio peso in quelle lotte politiche e culturali che riguardano l’acqua, la sanità e l’istruzione pubbliche.

Ogni persona che ha a cuore queste tematiche inevitabilmente diventa un “compagno” di questo percorso. Un percorso che dobbiamo affrontare uniti per fronteggiare e cercare di superare il sistema sociale, economico e culturale in cui viviamo.  Ed è da qui che vorrei fare qualche osservazione.

Compito di un partito non è solo quello di far muovere le masse, saper cavalcare l’onda,ma anche quello di creare una sinergia con militanti e non, attraverso un’attenta  critica radicale del sistema in ogni punto. Fondamentale in questo senso una vivace dialettica tra partito e sezioni, tra partito e rappresentanze dei lavoratori, dei cittadini con l’importante intervento da parte degli intellettuali (emblematico in questo caso l’intervento del collettivo Wu Ming al dibattito per il referendum di Bologna). In poche parole unire le mobilitazioni ad un progetto politico che sia in grado di raccogliere tutte le esperienze che abbiamo fatto e che faremo per non perdere il nostro patrimonio politico ed ideologico.

Vorrei fare un esempio, porre una piccola base verso questa “politica”. È facile parlare dell’attuale crisi. È compito nostro opporci a chi, sfruttando questo periodo storico, pone le basi per una società in cui avanza sempre più il privato. Si va verso una società liberista e chi ne è portabandiera, in maniera più o meno consapevole, tende ad escludere tra le cause della crisi uno degli aspetti più contraddittori del sistema capitalista: il rapporto tra produzione, consumi e bisogni legati alla crescente abbondanza.

Oltre alla lotta, proviamo ad analizzare questo processo, proviamo a capirlo per poi abbatterlo.

Una volta che tutti i bisogni primari sono stati soddisfatti (questo è avvenuto da qualche decennio) si è cercato di crearne altri, seppur artificiali. Si è così estesa la dittatura del profitto e della necessità di accumulazione su tutti gli aspetti della vita sociale. Le esigenze sono subordinate alla produzione. In questo continuo meccanismo, il consumo è un momento del processo di produzione. Di conseguenza manca la base per un’attività umana libera e creatrice. Il lavoro è sfruttato secondo tale logica  che, oltre ad essere assurda e disumana, porta inevitabilmente allo spreco di risorse e di tempo libero in cui, invece di perseguire le proprie aspirazioni, si cerca di trovare una breve pausa dal ritmo alienante della società. Si arriva perciò al concetto di uomo-massa e alla società reificata in cui bisogna saper muoversi per riconoscere quello che potremmo definire come “proletariato moderno” sempre più stratificato in livelli intermedi e svuotato di ogni coscienza.  Proprio ad esso dobbiamo rivolgerci, permettendogli di poter sviluppare all’interno del sistema valori capaci di formare un’alternativa.

Il discorso potrebbe essere affrontato in maniera più ampia e complessa ma concludo qui il mio intervento, con la speranza di non avervi annoiato e che si sia capita l’idea di un partito comunista, vivo e vivace.

Un saluto a pugno chiuso, CARI COMPAGNI!

Antonio Campanella

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