Secondo me, quando si parla di Berlinguer si fanno due errori: la mitizzazione e quella nostalgia che ci rende prigionieri di un passato che non viene studiato per dare una “nuova spinta propulsiva” al movimento comunista.
Ovviamente, tengo a precisarlo e sottolinearlo marcatamente, con questo non metto in discussione quel forte affetto che noi tutti, anch’io che non ho vissuto in quegli anni, proviamo per uno dei compagni che più di tutti ha creduto che un altro mondo fosse possibile, addirittura che un altro socialismo fosse possibile.
Tra l’altro si cade nell’errore di non saper analizzare e di trascurare una grande epoca di cambiamenti, di lotte, di vittorie ma anche di errori e di sconfitte. Lo dico perchè gli avversari di sempre, aiutati da chi avrebbe dovuto prenderne il testimone, banalizzano alcuni punti del suo operato da segretario: la sempre attuale questione morale diventa un argomento per rifarsi la verginità, il significato di austerità intesa come critica alla società capitalistica opulenta viene stravolto per sostenere la macelleria sociale europea, il compromesso storico (che va comunque circoscritto nel contesto di debolezza della democrazia e di derive reazionarie nel mondo e nelle stesse istituzioni italiane) ripreso per giustificare le larghe intese liberiste.
Non vengono ricordate le tesi sull’ecologismo e sul rapporto con i paesi del Terzo Mondo e, soprattutto, l’ALTERNATIVA DEMOCRATICA dopo il fallimento del tentativo di compromesso storico.
Proprio da essa possiamo e dobbiamo trarne una lezione per creare un’alternativa al sistema attuale.
Non si tratta di superiorità aristocratica, come dice qualcuno in malafede, ma della nostra diversità rispetto a chi si ritrova ad essere zerbino del pensiero dominante, del nostro essere comunisti perchè Enrico era, oltre che uomo onesto, un comunista! Non dimenticatelo.
Son passati 30 anni e forse ci si sente ancora un pò soli.
Dopo 30 anni non è finito il sogno di ritrovarCI un giorno “sotto la grande bandiera”.
