Una semiseria “Prova del nove” [LUX FACTIS ovvero LUCE AI FATTI o, meglio, la Festa (si fa per dire) è finita?]

Programma definitivo

Programma definitivo

Ripubblichiamo anche sul nostro blog la nota scritta dall’avv. Domenico Monteleone e originariamente pubblicata sul gruppo Facebook Cara Taverna

Parliamo naturalmente delle celebrazioni per la ricorrenza del quarto centenario dalla nascita di Mattia Preti e questa Nota – in verità – avrebbe potuto essere intitolata in mille modi, in mille modi anche bizzarri, si sarebbe potuta infatti intitolare “Furia cavallo del west” o persino “Torna a casa Lassie” … e non sarebbe cambiato assolutamente niente.
Il titolo che abbiamo scelto è, però, “una semiseria prova del nove” per un motivo molto semplice e di immediata evidenza: con questa Prova, in aritmetica, si è soliti verificare – in maniera incontrovertibile – l’esattezza delle operazioni compiute e la bontà del procedimento seguito.
In questo senso, con questa Nota, con questo approfondimento si vuole sottoporre a verifica – con rigoroso e nel contempo ironico metodo scientifico – le due diverse e opposte teorie intorno all’esito delle celebrazioni per il quarto Centenario dalla nascita di Mattia Preti.
Ci riferiamo naturalmente alle diverse e contrapposte posizioni degli Organizzatori, da una parte, e di tanta Gente comune, dall’altra.
I primi, gli Organizzatori, parlano di “trionfo”, “riuscita”, “successo” della Manifestazione, gli altri, al contrario, hanno sollevato ripetuti dubbi, eccezioni e critiche anche dure ed appassionate.
Chi ha ragione?
Insomma, i festeggiamenti per il Centenario sono riusciti ed hanno avuto un grande successo oppure – al contrario – sono stati un fiasco, un flop o, comunque, non hanno ottenuto i risultati sperati?
Ecco, questa è la base dalla quale abbiamo deciso di muoverci per verificare – in maniera autonoma ed alla luce di precise risultanze oggettive e documentali – qual’è lo stato dell’arte ovvero se è credibile che siamo di fronte ad un grande successo oppure se stiamo assitendo ad un clamoroso insuccesso.
Luce ai Fatti insomma … Lux Factis …
Iniziamo subito, allora, ed analizziamo diversi aspetti in maniera dettagliata e puntuale.
PATROCINI. Ci sembra naturale iniziare dai Patrocini e, segnatamente, da quei Patrocini che erano stati annunciati e proclamati tramite i Manifesti che sono stati – via via – pubblicati.
Ci riferiamo non solo ai Manifesti dell’ultimo anno ma, anche e soprattutto, a quello pubblicato all’alba del percorso organizzativo e che raccoglieva le “intenzioni” degli Organizzatori.
Quel primo Manifesto si può trovare a questo link (nel caso in cui a qualcuno venisse la tentazione di cancellarlo o eliminarlo, sappiate che l’abbiamo salvato sul nostro pc).
Ci sembra importante iniziare l’analisi da quel Manifesto perché in esso – si ripete – erano stati sintetizzati, raccolti e proclamati quelli che erano gli obiettivi che gli Organizzatori si erano prefissati.
Cosa c’era, dunque, in quel primo Manifesto?
Presto detto! C’era la scritta “patrocini previsti” seguita da una lunga elencazione di Enti ed Istituzioni che avrebbero dovuto affiancare gli Organizzatori nella costruzione dell’Evento.
Era previsto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica ed, a corredo, c’era il Logo Ufficiale della Repubblica Italiana, era previsto il Patrocinio del Consiglio d’Europa, della Comunità Europea, dell’Unesco, del Ministero per i Beni Culturali e le Attività Culturali et cetera.
Osservando, adesso, il Manifesto Ufficiale delle Celebrazioni – quello vero che possiamo trovare al link e pubblicato nel corso di questo 2013 – vediamo che in esso non c’è traccia del Logo della Repubblica Italiana, non c’è traccia dell’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica, non c’è traccia di Consiglio d’Europa, di Comunità Europea, di Unesco e, persino, non c’è traccia nemmeno del Patrocinio del Ministero dei Beni Culturali.
Non c’è nulla di tutto questo.
Cosa è successo? Dove sono finiti questi Patrocini e che esito hanno avuto i relativi progetti?
A questa Domanda dovranno rispondere gli Organizzatori ma – dal nostro punto di vista – non vi è alcun dubbio che tali obiettivi non sono stati raggiunti.
E la cosa è tanto più grave in quanto si consideri che – come detto – questi stessi obiettivi erano stati indicati e fissati dagli stessi Organizzatori in tempi non sospetti.
Quel che rimane da verificare è – solo e soltanto – a cosa sia dovuto tale insuccesso.
Errori nella procedura?
Diniego puro e semplice da parte delle relative Istituzioni?
Abbandono dell’obiettivo da parte degli Organizzatori?
Non pare dubbio come – in ogni caso e da qualunque lato la si guardi la questione – c’è una evidente, diremmo mastodontica, responsabilità a carico degli Organizzatori che non sono stati capaci di raggiungere dei Traguardi da Loro stessi indicati inizialmente e che, vieppiù, sembravano e sembrano ampiamente alla portata di Mattia Preti e del Suo Centenario.
Sembravano e sembrano alla portata perché si consideri che nelle Celebrazioni del 1999 – relative come si ricorderà al terzo centenario della morte di Mattia Preti – l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica era stato concesso e accordato e nei Manifesti dell’epoca si ritrova il Logo della Repubblica!
Per di più, non si può non considerare (anche) come l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica è stato e viene concesso alle più variopinte Manifestazioni sparse per l’Italia che sembrano (melius: che sono) inferiori – dal punto di vista culturale e territoriale – alle Celebrazioni per il quarto centenario di Mattia Preti.
Volete qualche esempio?
L’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica, negli ultimi anni, è stato concesso al “Premio Città di Terna per l’Arte Contemporanea”, è stato concesso al “Convegno Internazionale Musica e Società della Scuola di Musica di Fiesole” è stato concesso, persino, alla “Fieracavalli di Verona” ossia una fiera con esposizione – ovviamente – di esemplari equini (! ! !).
A queste Manifestazioni si! … ed al quarto Centenario dalla Nascita di Mattia Preti no!
A Mattia Preti no, nonostante le roboanti e – a questo punto – velleitarie dichiarazioni iniziali degli Organizzatori.
In claris non fit interpretatio.
In claris non fit interpretatio è un’espressione latina che vuol dire “nelle cose evidenti non c’è bisogno di interpretazioni”, ma di latino – un’altra materia che, vedrete, pare essere molto ostica agli Organizzatori – parleremo meglio più tardi.
BORSA INTERNAZIONALE DEL TURISMO. Riferito dei mancati Patrocini, concentriamo adesso l’attenzione sulla nota e costosa (?) presenza degli Organizzatori alla Borsa Internazionale del Turismo.
Quanto è costata effettivamente ai cittadini questa presenza e, soprattutto, cosa ha prodotto in termini di accordi con le Istituzioni culturali e/o con i Tour Operator nazionali ed internazionali e/o con i normali interlocutori del settore?
La risposta pare essere veloce: il piatto piange!
E non aggiungiamo altro.
Attendiamo – in ogni caso – maggiori ragguagli.
Sarà infatti interessante verificare l’eventuale relazione descrittiva (se esiste) di questa “trasferta” che – si ripete e per usare una formula eufemistica – non pare aver prodotto grandissimi risultati.
In ogni caso, come già detto, attendiamo spiegazioni.
COMITATO SCIENTIFICO. Riguardo al Comitato Scientifico chiamato a “prendersi cura” delle Celebrazioni – a parte e fermo tutto quanto si è detto e polemizzato in altre sedi da parte di autorevoli esponenti dell’intellighenzia e della politica calabrese – ci sembra utile e necessario un altro tipo di considerazione.
Come sapete il Comitato Scientifico è presieduto da Vittorio Sgarbi ed è composto – secondo quanto si può rintracciare sul web – dai seguenti Membri: Guglielmo De Giovanni Centelles (Accademico Pontificio di Belle Arti e Lettere), Nicola Spinosa (Soprintendente Speciale per il Polo Museale Napoletano), Maurizio Marini (Storico dell’Arte), Alessandro Zuccari (Docente Universitario del La Sapienza), Luigi Tassoni (Professore a Pe’cs in Ungheria), Paolo Arrigoni (Collaboratore del Ministero per i Beni Culturali), John Spike (Critico d’Arte), Mario Buhagiar (Professore di Storia dell’Arte all’Università di Malta), Domenico Romano Carratelli (Coordinatore degli Assessorati alla Cultura della Conferenza delle Regioni), Fabio De Chirico (Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici), Alessandra Anselmi e Giovanna Capitelli (Professoresse dell’Università della Calabria), Giuseppe Valentino (Direttore del Museo di Taverna) e Giuseppe Mantella (Maestro di Restauro e Conservazione di Opere d’Arte).
Ora ci si chiede: che ruolo hanno avuto i singoli Membri? Sono stati messi nelle condizioni di produrre alcunchè di utile? Esistono delle Determinazioni, dei Documenti, degli Atti che ne raccolgano il Lavoro? Il Presidente – definito ora Presidente, ora Coordinatore – ha presieduto effettivamente un Organo aventi poteri veri e facoltà reali o, piuttosto, è stato Presidente o Coordinatore (profumatamente pagato, si intende) di se stesso?
Abbiamo cercato riferimenti, proposte, documenti su internet ma non abbiamo avuto fortuna. Alla luce di questa ricerca senza risultato (ma potrebbero esserci documenti che non sono stati pubblicati sul web o che non siamo stati capaci di trovare), a noi pare che si sia trattato di un Comitato Scientifico pro forma e senza nessun potere di determinare il corso e la storia delle Celebrazioni. A conferma di ciò, ci risulta che sia stato solamente il fidato Giuseppe VA Lentino (Direttore del Museo Civico di Taverna) a curare – insieme al Suo omologo maltese – la Mostra denominata “Lux Fides” e le operazioni ad essa connesse.
Attendiamo – e ne saremmo felici per il prestigio e la statura dei Personaggi coinvolti – di essere smentiti e contraddetti.
A noi – purtroppo – pare si sia in presenza di un Comitato vuoto e privo di qualsivoglia effettività. Quasi come un Totem meramente simbolico!
E non ci azzardiamo a chiedere se è stato previsto un “rimborso” per ciascuno di Loro!
Speriamo naturalmente di no, speriamo che non sia stato previsto e/o elargito ed, in merito, aspettiamo conferme … ma non ci meraviglieremmo di nulla!
NOTTE PRETIANA. Sulla Notte Pretiana – Evento prima pomposamente programmato e poi maldestramente abortito a ridosso delle ultime festività natalizie – noi stenderemmo un velo pietoso anche se è necessario sottolineare come ci è parsa veramente fuori luogo la stucchevole distribuzione di meriti e di apprezzamenti (da parte di portavoce autoreferenzianti) in favore di coloro che si erano assunti il compito, mai portato a termine, di realizzare questa Notte all’insegna del Cavalier Calabrese.
Quel che vale maggiormente sottolineare è che – dopo essere stata annullata per motivi non ancora completamente chiariti – non si è più parlato di questo Evento. Morto sul nascere!
Multa Paucis.
Anche se sulla lingua latina e sulla sua sintassi preferiamo mordere ancora un po’ il freno.
INAUGURAZIONE. In merito all’Inaugurazione, quel che si è potuto registrare immediatamente, è la presenza di tanti esponenti politici “selezionati” solamente all’interno della stessa “area” degli Organizzatori.
Vedete, ci piace segnalare questo aspetto nonostante noi apparteniamo – ma solo e soltanto dal punto di vista ideologico – a questa medesima area politico-culturale.
Per dirla tutta, ci sentiamo posizionati in quell’area cattolico-liberale che, forse, esiste solo nel mondo delle idee poiché – purtroppo – i relativi princìpi vengono pressochè quotidianamente disattesi da tanti, troppi di coloro che se ne ergono a testimoni e paladini.
La nostra non è dunque una difesa di partito o una invettiva dettata dalla faziosità politica. La nostra piuttosto è una osservazione che trova spunto e basamento sulla considerazione che un Evento culturale di tale natura non può essere utilizzato per effettuare passerelle politiche o per assicurare i riflettori sui potentati di partito. Una osservazione che – vale rimarcare – trova ancor più forza e valenza nel fatto della nostra dichiarata appartenenza (soltanto) ideologica alla medesima area politico-culturale.
Inoltre, si consideri anche che la presenza preponderante di questi esponenti politici ha fatto da stridente contraltare rispetto ad una impressionante – diremmo endemica – carenza di veri ed autentici esponenti dell’Intellighenzia nazionale ed internazionale.
A parte Vittorio Sgarbi, naturalmente.
A parte il ben retribuito Vittorio Sgarbi!
A parte il ritardatario (si parla di circa due ore di ritardo rispetto all’orario di inizio!) Vittorio Sgarbi!
Ci piace osservare che una inaugurazione è, invece, un “luogo” di incontro e di confronto tra esponenti della cultura, dell’arte, del sapere, è un momento di prospettiva, di studio, un’occasione, uno “start” per nuovi meeting culturali.
A noi, al contrario, pare ci si sia limitati ad una evanescente e perfettamente inutile presenza di qualche autoreferenziante personaggio indigeno e ad una sterile (secondo quanto diremo sotto allorquando ci occuperemo di numeri) autoproclamazione dell’Assessore Regionale Caligiuri che ha (pur potenzialmente nel giusto) definito la Mostra “la più importante di sempre per la Calabria” e ciò secondo quanto riportato dalla stampa (pochissima a dire il vero!) che si è occupata della Manifestazione.
E vogliamo essere clementi evitando di affondare eccessivamente i colpi in ordine al ritardo con cui pare si sia presentato Vittorio Sgarbi senza che – sembra – gli fosse in qualche modo rimproverato o contestato alcunchè. Diciamo solamente che ci appare un atteggiamento da parte degli Organizzatori che – ove confermato – si manifesta veramente indicativo per evidenziare anche una subalternità culturale nonchè un ancestrale provincialismo.
FRANCOBOLLO. Veniamo adesso ad un grande successo degli Organizzatori: il Francobollo celebrativo.
Ok, in occasione del quarto Centenario è stato emesso un Francobollo celebrativo e ciò pare un grande successo.
Ma fu vera gloria?
Ovvero l’emissione di un Francobollo rappresenta veramente un successo o si tratta di facile ed ordinaria amministrazione?
Noi abbiamo una idea precisa sulla risposta ma – per consentire a chi ci legge di farsene una propria – ci piace fornire alcune indicazioni ed alcune istruzioni su come si arriva all’emissione di un francobollo celebrativo.
Ecco le dettagliate Istruzioni con i vari passaggi.

  1.  Scaricare facilmente da internet (link) il pdf con il Modulo di Richiesta;
  2. Riempire il Modulo avendo cura di indicare la materia ed il settore di interesse. Nel nostro caso trattandosi di Centenario, indicare “il Patrimonio artistico e culturale italiano”;
  3. Inviare all’indirizzo: Ministro dello Sviluppo Economico, Ufficio di Gabinetto – Via Molise, 2, 00186 ROMA;
  4.  Attendere fiduciosi la risposta che – se ci sono appena i requisiti minimi – sarà immancabilmente positiva.

Pensate che – nel corso del 2013 – sono stati pubblicati numerosi francobolli celebrativi anche di Eventi di importanza (diremmo) molto minore e, così, sono stati oggetto di celebrazione filatelica il Carnevale di Fano, il 270° anniversario della scomparsa di Anna Maria Luisa de’ Medici (! ! !), il cinquantesimo anniversario della morte di Paolo Paschetto (! ! !), l’anniversario del Club Alpino Italiano, il Carnevale di Fano e, persino, gli Uccelli delle Alpi (! ! !).
Avete capito?
Non pare dunque essersi trattato di una grandissima manovra diplomatica dei nostri Organizzatori e neanche di una riuscita operazione di intelligence.
Niente di magico. Una cosa abbastanza normale!
Non, dunque, il favoloso “bibitone” che qualcuno ha cercato di accreditare e che noi – naturalmente – non beviamo.
MUSEI. Lo stesso dicasi per la citazione dei Musei che hanno “prestato” le loro Opere.
Anche in questo caso, niente di particolarmente difficile e/o impegnativo e/o brillante. Infatti, costituisce “regola” consolidatissima nel mondo dei Musei e delle Gallerie del Pianeta concedere le Opere in occasione di ricorrenze, avvenimenti, anniversari e centenari di Pittori e Artisti tout court.
Praticamente, è sufficiente farne richiesta, pagare le spese di trasporto e fornire una adeguata copertura assicurativa. Ed il gioco è fatto!
Nient’altro.
Conseguentemente, menare vanto citando il Louvre, il Prado, i Musei Vaticani, gli Uffizi, Brera, Capodimonte et cetera – dando ad intendere il conseguimento di un risultato eccezionale ed iperbolico – è un inutile, sterile ed anche goffo e ridicolo esercizio dialettico, una vuota esibizione di inesistenti meriti.
Forse si vuole fare colpo su chi non conosce i reali meccanismi che sottendono all’organizzazione di Mostre ed Esposizioni.
Ma con noi non attacca!
NUMERO VISITATORI. Prendiamo atto degli annunci roboanti e trionfanti che hanno trasmesso l’idea di una grandissima e numerosissima affluenza di visitatori alla Mostra.
“Sono gia’ oltre 3.200 i visitatori della mostra ‘Mattia Preti, della fede e umanità” questa è stata, infatti, la notizia divulgata dall’Entourage degli Organizzatori del Centenario e pubblicata (fra gli altri) da CatanzaroInforma in data 01 aprile 2013.
Dopo 36 giorni 3.200 visitatori. Meno di cento al giorno … concretamente 89, arrotondando per eccesso!
Sono tanti? Sono pochi? Andiamo a vedere.
Abbiamo provato a domandare in giro e gli Amici tavernesi interpellati hanno risposto – pressochè uniformemente – che sono veramente tanti e che 3.200 è veramente un grande numero di visitatori.
Per far Loro meglio comprendere la reale portata di questo numero di visitatori, abbiamo allora sciorinato i seguenti dati prendendo a riferimento il Museo più vicino a Taverna, ovvero il Complesso di San Giovanni a Catanzaro.
Ebbene, abbiamo allora riferito che in questo Museo la Mostra sull’Arte Orafa di Gerardo Sacco ha registrato diecimila presenze … al mese!
Abbiamo riferito che la Mostra su Mattia Preti del 1999, in occasione del terzo centenario dalla morte, ha registrato ottomila presenze … al mese!
Abbiamo rivelato che anche l’esposizione sulla Civiltà della Magna Graecia ha registrato settemilacinquecento presenze … al mese!
Tutti dati ampiamente reperibili su internet.
Sono tutti rimasti sorpresi ed ognuno di Loro non ha potuto che prendere atto del clamoroso ed evidente risultato ampiamente negativo conseguito dalla nostra odierna Mostra.
Il confronto con questi numeri, infatti, tradisce un clamoroso e lapalissiano insuccesso della Mostra “Lux Fides”.
Si dirà che il Museo Civico di Taverna non è il Complesso di San Giovanni ma – anche se noi riteniamo che i due Musei sono almeno pari per importanza complessivamente considerata – c’è da valutare che la Mostra del 1999 (terzo centenario della Morte) non aveva, neanche lontanamente, l’importanza e la ricchezza di questa odierna. Importanza e ricchezza “certificata” dal celeberrimo Caligiuri al momento dell’Inaugurazione: “è la mostra più importante della storia della Calabria” è andato ripetendo quel giorno l’Assessore alla Cultura della Regione Calabria.
In definitiva e scremando tutti i dati, non pare dubbio come il confronto riveli numeri molto modesti e non particolarmete brillanti.
Se, peraltro, il trend da qui alla fine dell’Esposizione verrà confermato – ed, a tutt’oggi, lo è e ci sentiamo di escludere miracoli nei prossimi sei giorni – si può affermare che la Mostra è stato un discreto (per usare un aggettivo eufemistico) flop, quanto meno in termini di presenze.
In ogni caso, sarà interessante verificare la contabilità aritmetica e fiscale degli ingressi e della biglietteria anche relativamente alle visite guidate. Sperando che non ci siano state irregolarità – pur ventilate da qualche ambiente tavernese – nell’emissione dei biglietti della mostra e delle Visite Guidate, nelle matrici e nella regolarizzaizone con la SIAE.
Staremo a vedere.
SOCIAL NETWORK. Il poco interesse che si è riusciti a suscitare verso le Celebrazioni si può leggere anche nel modesto numero di “Mi Piace” rinvenibili sulle Pagine Facebook ad esso dedicate. Andate e vedete!
SCUOLE. In termini numerici, c’è però anche un’altra osservazione che a noi sembra decisiva e che riguarda le scuole calabresi.
La popolazione scolastica – intesa come quella frequentante le Scuole Primarie (quelle che una volta si chiamavano “Elementari”), le Scuole Secondarie Inferiori (le vecchie “Medie”) e le Scuole Secondarie Superiori (i Licei e gli altri Istituti che portano al Diploma) – conta, nell’anno scolastico in corso, esattamente 283.390 Unità.
Alla luce di questi numeri – e ove gli Organizzatori fossero stati in grado di coinvolgere anche solo il 10% (dieci per cento) degli studenti calabresi – si sarebbero registrate 28.000 presenza alla Mostra “Lux Fides”.
Un compito che – com’è di tutta evidenza – non sarebbe stato particolarmente difficile o proibitivo: coinvolgere il dieci per cento delle scuole. Tanto più che c’era l’appoggio dell’Assessorato Regionale alla Cultura.
Eppure, neanche questo hanno saputo fare!
E si che la Scuola avrebbe rappresentato anche un grande investimento per il futuro, un investimento in termini di conoscenza e di divulgazione della storia e delle Opere del Cavaliere Calabrese.
Il fatto è che questi potenziali 28.000 visitatori, questi mancati 28.000 visitatori – confrontati aritmeticamente con le 3.200 presenze proclamate dai Responsabili del Museo – ci danno l’esatta contezza aritmetica e l’esatta misura del disastro portato a termine dagli Organizzatori delle Celebrazioni. E ciò – si ripete – nonostante questi potenziali 28.000 visitatori, da noi indicati a titolo dimostrativo, rappresentano solo il dieci per cento degli studenti calabresi!
E pensate se si fosse stati capaci di coinvolgere (in una Mostra che, vale ripetere, l’Assessore Regionale Caligiuri pare abbia definito “la più importante della storia della Calabria”) il venti, il trenta od il cinquanta per cento della popolazione scolastica calabrese.
Gli Organizzatori si sono, invece, fermati – o meglio si sono specchiati e si sono compiaciuti – di fronte ad appena 3.200 visitatori in un mese e cinque giorni. Come detto: molti meno di cento al giorno!
Questi sono, dunque, inesorabilmente i numeri e queste sono le cifre di un fallimento, le cifre ed i numeri di un fallimento senza alcuna attenuante.
Le cifre ed i numeri di un fallimento che – francamente – non ci sorprende neanche più di tanto.
Eh si! Perché dovete sapere – e qui finalmente approfondiamo la lingua latina – hanno sbagliato persino il titolo della Manifestazione che superficialmente hanno voluto esprimere, appunto, nella lingua dei nostri Patres.
Il titolo delle Celebrazioni, come sapete, è il seguente: “LUX FIDES. Arte alla luce – luce alla fede”.
Ebbene, la parte in latino contiene un grossolano errore che cercheremo di far comprendere anche a coloro che non conoscono questa lingua o non vi hanno grande dimistichezza.
Intanto, Lux e Fides sono due nominativi ovvero sono due termni che – dal punto di vista dell’analisi logica – si riferiscono a due soggetti e che così come sono stati proposti dagli Organizzatori significano esattamente: LUCE FEDE.
Tra due nominativi il Latino richiederebbe una congiunzione come, ad esempio, “et” che qui non troviamo … e non la troviamo poiché con ogni probabilità – con il termine “Fides” – si voleva esplicitare un complemento di termine.
Eh si! Perché l’esatta ampiezza dell’errore ce la da il sottotitolo che recita testualmente: “arte alla luce” e, soprattutto, “luce alla fede”.
Ebbene, la locuzione “luce alla fede” – in latino – si traduce più esattamente con “lux fidei” e ciò poiché “alla fede” (come sopra detto) è complemento di termine e come tale va espresso con il dativo ovvero la modalità (tecnicamente si dice il “caso”) mediante la quale si esprime il citato complemento di termine. Ed il dativo di fede è “fidei” e non “fides”. Luce alla Fede – dunque – si traduce correttamente con “Lux Fidei”.
Vale ripetere che in ogni caso e se per ipotesi – invece di significare “Luce alla Fede” – avessero voluto rappresentare due nominativi (ovvero due soggetti) avrebbero dovuto opportunamente inserire una congiunzione ovvero la congiunzione “et”: Lux et Fides.
La dicitura “Lux Fides” non pare avere – dunque – nessun senso compiuto.
Eh si! Questi indefessi Organizzatori hanno sbagliato anche il titolo.
Bocciati anche in latino.
Insomma, veri e propri dilettanti allo sbaraglio!
E, veramente, non serve aggiungere altro.
Anzi no, vale la pena aggiungere come non sia ancora dato di sapere se – al termine della Mostra “Lux Fides” (?) – sia in programma qualche altro evento o se dobbiamo accontentarci (si fa per dire) così, di quello che è stato già proposto (si fa per dire).
Ciò dimostra ancor di più la pochezza e l’inadeguatezza di questa classe dirigente che non sembrerebbe eccessivo definire satiricamente come una specie di Armata Brancaleone.
Un’Armata Brancaleone anche velleitaria e ciò anche in considerazione del fatto che era stata originariamente paventata persino l’idea di realizzare una fiction che narrasse le gesta del nostro Cavalier Calabrese. Una fiction che (vale la pena ricordarlo?) non è mai stata realizzata (e come poteva esserlo?), non ha mai visto la luce (ed in questa “luce” non c’entra niente il latino).
Ecco: questo è tutto ciò di cui sono stati capaci!
State certi però che tra poco tempo tenteranno di entrare in funzione (o forse lo sono già) le due macchine approntate e collaudate dal Sistema ovvero la ineguagliabile “Macchina degli Obiettivi” e la famigerata “Copernicana”.
Vi spieghiamo brevemente di cosa si tratta.
La “Macchina degli Obiettivi” è una macchina che è stata così chiamata non perché persegua o miri a degli obiettivi, a dei traguardi a delle mete. È stata chiamata così in forza e virtù del fatto che esiste tutta una schiera di accoliti, parenti, amici, compari e mezzecalze (satiricamente, s’intende) che ha l’ardire e la faccia tosta di dichiarare: “… non è che vogliamo difendere ad ogni costo il sindaco, è solo che guardiamo le cose in modo obiettivo ed in questo modo valutiamo obiettivamente ciò che Egli ha fatto”. Ecco spiegato, allora, perché è stata chiamata la “Macchina degli obiettivi”. Eh già, perché pensano anche di risultare credibili quando affermano di valutare le cose in maniera obiettiva. È come se Paolo Berlusconi pretendesse di apparire obiettivo parlando delle cose del fratello Silvio. In verità questa cosa l’avevamo già scritta nella Pagina Facebook del Gruppo “I Love Taverna”. L’avevamo scritta ed è stata furtivamente cancellata da qualcuno degli amministratori che non ha voluto poi dichiararsi. Ed è questo il motivo che ci ha spinto – a noi come a tanti altri – a lasciare quel Gruppo così aperto e democratico, ma questa è un’altra storia.
La seconda macchina di cui facevamo cenno è la terribile “Copernicana”.
Orbene, sapete che Copernico con le sue osservazioni ebbe a rivoluzionare le concezioni sull’astronomia a quel tempo imperanti. Fu infatti anche merito Suo se – da quel momento – si comprese che era la Terra a girare intorno al Sole e non viceversa. Insomma, Copernico diede il via al sovvertimento, al capovolgimento, alla messa sottosopra dei più elementari concetti astronomici con quella che fu chiamata la Rivoluzione Copernicana ovvero una visione contraria e diametralmente opposta rispetto a quella fino ad allora accettata.
Allo stesso modo, la infernale “Copernicana” messa a punto da qualche stagione dai nostri Eroi, provetti Organizzatori, è una macchina capace di sovvertire e stravolgere a 180 gradi la realtà delle cose.
Insomma: fischi per fiaschi, lucciole per lanterne e – soprattutto – se sei una vittima passi per carnefice e se sei carnefice passi indefettibilmente per vittima. Senza dimenticare i più classici tarallucci e vino anche se parrebbe esserci maggiore predisposizione per la birra e le sue sagre!
Una macchina, insomma, molto pericolosa perché tendente a capovolgere la realtà. Una macchina che è stata usata molto bene e che è divenuta un efficace, utile ed imprescindibile strumento di potere.
La “Macchina degli Obiettivi” e la “Copernicana” – però – difficilmente argineranno gli effetti negativi del disastro messo in atto con le Celebrazioni.
Un disastro che – purtroppo – avrà anche nefaste conseguenze economiche per tutto il territorio e ciò poiché il Centenario rappresentava (e forse rappresenta ancora) un’occasione persa, una irripetibile occasione persa.
“Nelle cose umane si risentono, come negli oceani, gli effetti della marea, che se noi la cogliamo al flusso, può portare al successo, e che se invece venga trascurata, il viaggio della vita si arena tra banchi di sabbia e miserie.” (William Shakespeare)
Guarda un po’ cosa doveva capitare ad un normalissimo sindaco della provincia catanzarese: un Centenario! … ma un centenario va bene per un poeta, per un artista, per un intellettuale. Non per un normale sindaco della provincia catanzarese!
Che bisogno c’era per lui di un centenario piazzato poi – come tra capo e collo – proprio durante il quarto dei cinque anni del suo mandato elettorale.
La ricorrenza deve anche essergli sembrata una grande opportunità, una situazione eccitante, una meravigliosa prospettiva, ma cosa ne poteva sapere degli effettivi sviluppi e della riuscita (si fa per dire) delle Celebrazioni per il Centenario dalla nascita di Mattia Preti.
Si dirà che la responsabilità non è solo sua … bla, bla, bla;
… che la Regione … bla, bla, bla;
… che l’assessore Galigiuri … bla, bla, bla;
… che le altre Istituzioni … bla, bla, bla;
… che non c’erano i soldi … bla, bla, bla;
… che i finanziamenti … bla, bla, bla;
… che i privati … bla … bla … bla.
Insomma: … bla … bla … bla …
La verità è che un sindaco – anche un normalissimo sindaco della provincia catanzarese come quello tavernese – avrebbe potuto e dovuto fare di più.
E non sta a noi spiegare – soprattutto in questa sede – cosa si poteva fare.
Ci limitiamo a rilevare che sono trascorsi appena due mesi di questo Centenario e – forse – si fa ancora in tempo a mettere su una impalcatura di grandissima respiro culturale ed anche di grande prospettiva turistica.
Forse, sarebbe appena sufficiente coinvolgere i numerosi Tevernesi che sono sparsi nel mondo, che hanno saputo affermarsi nei diversi campi della cultura, dell’imprendotoria e del sapere e che – ne siamo certi perché lo abbiamo sperimentato personalmente – non esiterebbero ad accorrere con grande piacere, con grandissima emozione ed anche a titolo gratuito.
L’uovo di Colombo insomma, ma forse il gratuito può sembrare – in certi casi – inutile e poco congruente.
Forse, insistiamo ed andando a ritroso, sarebbe bastato coinvolgere (più adeguatamente) nel Comitato Scientifico – od in un diverso Comitato Cittadino – i tanti Tavernesi che si sono fatti strada fuori dalle mura cittadine.
Crediamo che ciò avrebbe fatto si che questo Centenario potesse essere conosciuto anche al di la delle “sacre sponde” del Fiume Alli, all’interno delle quali sponde lo ha confinato una inadeguata e miope politica organizzativa di un manipolo di persone che si sono rivelate assolutamente non all’altezza della situazione.
Non pare, a fortiori, che la stampa nazionale – sia generalista che specializzata – si sia occupata di questa Manifestazione.
Se non si agisce sapientemente e con buon senso è assolutamente inutile immaginare grandissimi scenari, immensa attenzione ed enorme curiosità da parte di tutto il mondo conosciuto perché questi ingredienti non arrivano in maniera automatica od in modo facile senza bisogno di coinvolgere nessuno.
Probabilmente ci si erano prefigurate delle orde di pellegrini provenienti automaticamente da ogni dove, si era pensato ad una manifestazione – per esclusiva Grazia Divina – di dimensioni ciclopiche e senza precedenti.
Si doveva, però, sapere che un centenario non è – con il dovuto rispetto per il Grande Cavaliere Calabrese Mattia Preti – un evento che tutto il mondo attende con ansia.
Si, perché questo passaggio deve essere sfuggito ai nostri Organizzatori, al “nostro” sindaco.
Un centenario non è un evento che tutti conoscono e/o aspettano e ciò, soprattutto, ove si consideri che – per colpe diffuse – Mattia Preti è un Pittore che non gode di quella notorietà ai massimi livelli di cui, ad esempio, gode Caravaggio.
Forse, si credeva bastasse la semplice ricorrenza per scatenare una corsa parossistica ed indiscriminata verso la Città di Taverna.
In realtà (e per usare una facile metafora), un centenario – anche quello di personaggi più noti di Mattia Preti – è come una festa di compleanno che solo il “Protagonista” attende con emozione. Il “Protagonista” e, forse, qualche suo parente od amico intimo.
E questa festa di compleanno, questo centenario – quello di Mattia Preti – era atteso con ansia ed emozione solo dagli autoctoni, dai tavernesi e/o da coloro i quali hanno un qualche legame affettivo o culturale con il territorio e con il Cavaliere Calabrese.
Il resto del mondo non sapeva nulla, non attendeva nulla, il resto del mondo doveva essere coinvolto, il resto del mondo doveva essere appassionato, interessato, affascinato dall’Opera di Mattia Preti.
Questo è un centenario, questo è il senso di un centenario e forse un normalissimo sindaco della provincia catanzarese doveva ben conoscere e doveva tenere conto di queste evidenze.
Un centenario – in questo senso – è una grande occasione. Niente di più.
E – proprio sotto questo aspetto – vale considerare anche che nel 2013 ricorrono i centenari o gli anniversari di altri grandissimi personaggi come Giuseppe Verdi, Giuseppe Gioachino Belli, Giovanni Boccaccio, Arcangelo Corelli, Gabriele D’Annunzio …
Il quadro complessivo come sopra descritto – e alzi la mano chi non è d’accordo – certifica inesorabilmente, dunque, un fallimento di dimensioni stratosferiche, senza precedenti.
In ogni caso, per essere completi nell’esposizione ed onesti dal punto di vista intellettuale, non si può non dire anche che – secondo noi – parte della responsabilità è da ascriversi all’Opposizione tout court (e non ci riferiamo solo a quella politica) che forse non ha saputo trovare gli argomenti, che forse non ha saputo prospettare possibilità diverse, che forse non ha saputo esercitare quel ruolo che bisogna interpretare nell’ambito di una società moderna, che forse ha concesso tropo campo a quello che sapevamo essere un normalissimo sindaco di provincia, un normalissimo sindaco posto davanti ad un Evento troppo più grande di lui.
Vogliamo dire che forse si poteva e/o si doveva organizzare una sorta di Centenario-Ombra, un Centenario che comunque celebrasse con più pregnanza e con più qualità il nostro Mattia Preti. Perché è proprio questo il punto: Mattia Preti appartiene a tutti, a tutti indistintamente e non solo al sindaco ed a quella che abbiamo definito simpaticamente la sua Armata Brancaleone.
Ci sembra, invece, che si sia stato troppo a guardare!
Crediamo fermamente che bisogna imparare a non vivacchiare, a esporsi, a dare battaglia, a partecipare, perché tutto ciò porta ad essere liberi, ad essere pienamente liberi così come diceva il Grande Giorgio Gaber del quale non ci stancheremo mai di citarne il pensiero: “Libertà è partecipazione”.
Vedete, a questo punto ed a questo proposito ci sembra necessario anche un altro tipo di ragionamento e di valutazione.
È abbastanza diffuso ed addirittura abusato il “vezzo” di rispondere alle critiche, alle osservazioni negative, agli appunti, alla disapprovazione liquidando la questione con un rapido “fate sempre prediche”, “che lagna che siete” o “basta con queste critiche, godiamoci il momento”.
È questo – purtroppo – il classico agomento di chi non ha argomenti.
E di gente che non ha argomenti pullulano i nostri centri anche se – ad onor del vero – ci sono tante Persone che dimostrano una grandissima capacità di studio, di analisi e di approfondimento.
A chi risponde così – ovvero a chi risponde lamentandosi delle critiche – vorremmo porre delle domande: ma chi ha delle cose da dire o degli appunti negativi da sollevare, cosa deve fare? Deve stare zitto? O deve fare finta che tutto vada bene? O, peggio, deve affermare fittiziamente che tutto è OK? O, ancora, deve surrettiziamente tirare l’acqua al mulino di chi organizza?
No.
No, in maniera forte e decisa.
No, perchè non siamo disponibili a mistificare o a tenere atteggiamenti compiacenti e infatti, secondo noi, chi nota delle cose che non vanno oppure ha delle critiche da avanzare è giusto, è sacrosanto – anzi – è necessario che le condivida con gli altri, che le motivi, che dimostri come ci possono essere altre idee, altri angoli visuali, altre prospettive, che evidenzi, insomma, il proprio modo di vedere le cose e manifesti le eventuali mistificazioni od i possibili imbrogli.
Questa è la strada maestra, questa è l’unica strada percorribile in una società che si voglia professare civile, avanzata anche dal punto di vista culturale, questa è l’unica via perché liquidare le critiche con le frasi che abbiamo sopra riportato è il miglior aiuto a chi vuole mistifcare; è il migliore aiuto a chi vuole far apparire una realtà di comodo; è la porta d’ingresso verso il pensiero unico. Ed il pensiero unico è stato storicamente il migliore strumento di tutte le dittature e di tutte le situazioni negative.
Ecco allora perché per noi è molto importante parlare, criticare e mettere in evidenza tutto ciò che ci sembra sbagliato, inopportuno, sconveniente o, peggio, eventualmente mistificato.
Criticare è fornire agli altri un’occasione per riflettere, per approfondire le notizie, per meglio valutare gli avvenimenti e la realtà.
Chi vorrà riflettere avrà approfittato di questa occasione.
Chi non vorrà riflettere, peggio per Lui!
È il modo più facile per delegare la questione e pensare con la testa degli altri. Di quelli che, magari, hanno interesse a far passare come noiosi e banali quelli che criticano …
Attenzione, dunque, che liquidare le critiche con frasi dialettali del tipo “smettila ma predichi!” porta anche a distogliere l’attenzione dalla sostanza della critica per concentrarla artatamente su una fase preliminare e porta, soprattutto, a non distinguere le critiche basate sui fatti da quelle fatte tanto per fare.
Come non rilevare, inoltre, l’esistenza di un altro tipo di atteggiamento, quello che si concretizza nel non rispondere, nel mostrarsi pretesamente superiori, non reagendo, snobbando. Quasi come se il silenzio possa essere l’espressione, il simbolo della propria supposta superiorità. Una superiorità snob, appunto. E ricordate che snob è un acronimo improprio composto da “S” (che sta per sine: senza) e “NOB” (che sta per nobilitate: nobiltà) che vuol dire, dunque, senza nobiltà.
Ciò è, però, talmente radicato che il silenzio è diventato per loro una sorta di novella lingua-madre, è diventato la loro lingua madre.
(Tutto ciò Vi ricorda qualcuno?)
Questo è, però, un argomento che – sebbene meriterebbe un diverso e più sostanzioso approfondimento – non vale la pena di trattare ulteriormente in questa sede.
“Un buon cittadino deve preferire le parole che salvano a quelle piacciono.” (Democrito). A proposito, Democrito si legge Democrito – così come si scrive – il problema si pone, semmai, per i nomi di certi scrittori stranieri (soprattutto brasiliani) sui dittonghi dei quali si rischia di fare degli imbarazzanti scivoloni!
Ma stendiamo un altro velo pietoso.
Sul dovere di critica, vogliamo ancora rimarcare come ci riteniamo liberi di esplicitare tutte le considerazioni espresse in questa Nota anche perché – in tempi passati – siamo stati molto morbidi e benevoli nei confronti dell’attuale sindaco di Taverna.
Molti dei tavernesi ricorderanno, infatti, come – allorquando abbiamo chiuso il Sila Festival 2011 con la pubblicazione di un Manifesto a nostra firma – abbiamo parlato del medesimo sindaco di Taverna in questi testuali termini: “… voglio confermare la mia stima, la mia amicizia e la mia riconoscenza nei confronti di Eugenio Canino, il degnissimo Sindaco di Taverna. Ho trovato in Lui un Leader cittadino molto intelligente e, soprattutto, di grande spessore morale e di buon senso. Se fossi un elettore del Comune di Taverna, non avrei dubbi: voterei sempre e comunque per Lui …”.
Partivamo, dunque, da una posizione di benevolenza e di favore e proprio per questo ci è – semmai – ancora più difficile e doloroso dover esplicitare quanto qui contenuto.
Difficile e doloroso ma necessario poiché la gestione della cosa pubblica deve passare al setaccio di una verifica attenta e scrupolosa – ma soprattutto continua – da parte di tutti i cittadini e, se volete, da parte di quei cittadini dotati di un certo bagaglio culturale.
Mentre diciamo questo, vorremmo anche tranquillizzare il sindaco di Taverna e quelli che definiamo simpaticamente i suoi accoliti i quali – in questo momento ovvero mentre stanno leggendo questa Nota – stanno certamente pensando alla proposizione di qualche querela o di qualche denuncia nei nostri confronti.
Si tranquillizzi, allora, il sindaco e si tranquillizzino i suoi accoliti poichè stiamo esprimendo – lecitamente e democraticamente – il nostro pensiero in ordine ad un accadimento pubblico, una doverosa critica politico-culturale condita anche da qualche punta di sana satira il tutto nell’ambito del “benedetto” e provvidenziale articolo 21 della nostra Costituzione.
Si tranquillizzi, vieppiù, poiché esercitiamo con successo la professione forense e sappiamo cosa è lecito e cosa non lo è e le cause – in genere e come è ampiamente noto a tanti tavernesi – siamo abbondantemente abituati a vincerle.
Si tranquillizzi, dunque, e piuttosto legga con attenzione – perché ciò potrebbe essere molto salutare ai fini dell’eventuale proseguimento delle Celebrazioni – anche se questa lettura potrebbe avere la controindicazione collaterale di qualche bruciore di stomaco. Se tutto va bene.
Si tranquillizzi anche perché non abbiamo interessi immediati e non abbiamo scopi reconditi o secondari e d’altronde la nostra storia personale è costellata da iniziative pubbliche senza ritorno economico e senza il perseguimento di interessi utilitaristici di alcuna natura. Tutt’altro!
Ci rendiamo anche conto che a molti pseudofilantropi è risultato, risulta e risulterà sempre molto difficile accettare come vera una tale verità ma come si dice: ognuno col proprio metro l’altrui misura.
Guarda un po’, allora, cosa doveva capitare ad un normalissimo sindaco della provincia catanzarese! Già, un normalissimo sindaco della provincia catanzarese.
… Già! Ma cosa resterà ai posteri di questo normalissimo sindaco? Cosa resterà, intendiamo, della sua amministrazione cittadina?
Resterà sicuramente – e su questo pensiamo non ci possano essere discussioni di sorta – la catastrofica gestione di questo Centenario ed il conseguente fallimento.
Resterà, infatti, questo gigantesco flop che, inesorabilmente, lo identificherà negli anni a venire.
Sarà per sempre, insomma, il sindaco del Centenario-Fiasco!
E poco potranno fare la “Macchina degli Obiettivi”, la famigerata “Copernicana” e tutti gli sforzi eventualmente profusi amorevolmente in suo soccorso.
Quanto detto sarebbe ampiamente sufficiente per descrivere o, meglio, bollare il suo ministero di sindaco ma, purtroppo per i cittadini, non è tutto.
No, non è tutto.
Resterà, infatti, anche come Egli si è speso e quanto ha fatto pervicacemente in favore della Centrale a Biomasse di Sorbo San Basile.
Centrale che sembrerebbe aver visto il sindaco di Taverna in un ruolo importante, fondamentale, quanto meno in fase di progettazione.
Resterà, dunque, quello che sembra un tentativo – che speriamo possa rimanere tale e non concretizzarsi nella realizzazione dell’opera – potenzialmente distruttivo della Presila che infatti ne risulterebbe irrimediabilmente inquinata.
Insomma, resterà nella storia per il Centenario fallito fragorosamente e per quella che è nota come la tentata costruzione della Centrale a Biomasse di Sorbo San Basile.
In verità, sarebbe potuto passare alla storia anche il comportamento che Egli – il sindaco di Taverna – ha tenuto in occasione del “Sabato del Villaggio” che abbiamo proposto e organizzato nell’estate del 2012 a Villaggio Mancuso.
In quella situazione che lo ha visto a noi inopinatamente contrapposto – però – hanno funzionato benissimo la “Macchina degli Obiettivi” e soprattutto la “Copernicana” che gli hanno consentito di evitare il probabile pubblico ludibrio.
E si che lo avevamo sfidato ripetutamente a tenere una pubblica discussione, un confronto, un faccia a faccia per parlare e approfondire ciò che era successo in tale occasione e, segnatamente, per discutere su chi aveva organizzato la Sagra della Birra in concomitanza di un importantissimo Evento Antimafia (! ! !), su chi aveva ritenuto di snobbare reiteratamente la presenza di importanti personalità della cultura e dell’antimafia, su chi si dice abbia boicottato dolosamente l’Evento, su chi aveva ignorato la presentazione di un Libro di una sua concittadina residente a Roma, su chi si dice abbia sparso notizie velenose, su chi pare volesse querelarci e su altre simili amenità.
Oddio, potremmo parlare anche di Centenario e di Celebrazioni. Se crede.
Ciò perché la condotta di questo normalissimo sindaco – in quella occasione durata tutto il mese di agosto – ci è parsa, per usare un eufemismo, quanto meno rivedibile. Ma potremmo essere stati indotti in errore. E per questo volevamo parlarne con lui in pubblico.
E per questo lo abbiano ripetutamente invitato! … Ma lui ha ritenuto di non accettare l’incontro, il dibattito, di non accettare la nostra sfida, il nostro invito.
E noi – fiduciosi – lo invitiamo anche in questa sede.
Scelga Lui (scelga il sindaco) il luogo, la data ed anche, se vuole, il moderatore e noi – contateci – compatibilmente con i nostri impegni professionali nella Capitale, saremo presenti.
L’unica condizione che poniamo è che deve essere presente il pubblico che, così, potrà e dovrà ascoltare direttamente i fatti relativi al “Sabato del Villaggio” per valutare come Egli, il sindaco, così come tutti gli altri attori – Noi inclusi – si sono atteggiati e comportati in quella occasione e come ognuno ha ritenuto di gestire tale situazione!
A parte ogni implicazione personale e/o egoistico, il vero problema è però che i fallimenti – e segnatamente i fallimenti connessi alle Celebrazioni per Mattia Preti – si riverseranno inesorabilmente sulla Città e sulla popolazione del territorio.
State comunque tranquilli, perché la “Macchina degli Obiettivi” e, soprattutto, la “Copernicana” sono pienamente funzionanti e sono già in moto e – vedrete e statene certi – con il loro funzionamento si tenterà (capovolgendo la realtà) di distribuire i meriti di questo immenso disastro equamente tra il nostro normalissimo sindaco ed i suoi simpatici accoliti.
E ad un anno dalle elezioni, distribuire i meriti può anche dare la inebriante e piacevole – ma, ahimè, fallace – sensazione di aver raggiunto un ottimo risultato.
Guarda un po’ – si ripete – se doveva capitare un centenario proprio tra capo e collo ad un normalissimo sindaco di provincia.
Un sindaco di provincia che – statene certi perché lo ha già fatto l’estate scorsa in una situazione simile – si proclamerà profondamente offeso da questa analisi e, soprattutto, proclamerà offesa tutta la cittadinanza di Taverna, perché egli La rappresenta.
Secondo noi la cittadinanza ed il territorio risulterebbero più offesi dalla realizzazione della Centrale a Biomasse di Sorbo San Basile, ma – e la domanda si pone spontanea – in quel caso egli non pensa di rappresentare la comunità? Non pensa di dover dare voce alle proteste dei tanti cittadini che non vogliono la Centrale? Non pensa di doversi fare carico responsabilmente del futuro della Presila?
Uhm! Forse – la sua – è una rappresentanza a corrente alternata.
Ora si, ora no. A seconda dei casi e delle convenienze.
Va be’! Questo è tutto.
Anzi no.
Ancora un appunto ed un appello.
Un appello: chiunque avesse notizia dell’assessore alla cultura è pregato di riferircene immediatamente, siamo sinceramente preoccupati di questa assenza reiterata e prolungata da tutto ciò che inerisce alle Celebrazioni e non escludiamo di rivolgerci agli Amici di “Chi l’ha visto?”. Clementina Ti vogliamo bene, se ci sei batti un colpo! Noi attendiamo con fiduciosa trepidazione.
Un appunto, invece, vogliamo farlo anche sulla Mostra vera e propria e ciò poiché – per completezza – abbiamo voluto verificare de visu la tipologia, la struttura e la qualità della stessa.
Ci siamo affidati alla consulenza professionale di una Studiosa di Arte – esperta anche in Museologia – la quale si è recata, per nostro conto e su nostro incarico, presso il Museo Civico di Taverna il pomeriggio di mercoledì 3 aprile 2013 per visitare la Mostra “Lux Fides” (melius: Lux Fidei).
Una Infiltrata! Si, chiamiamola simpaticamente “la nostra Infiltrata”.
Ebbene, la nostra Infiltrata era in compagnia di altre sette persone ed ha effettuato una visita guidata tra le 16:30 e le 18:00.
Prima di addentrarci in questo resoconto de relato, vale sottolineare che – in merito a questo aspetto – si è in ambito di sensazioni, impressioni, osservazioni, eccezioni personali e come tali non dotate del crisma della obiettività assoluta. Insomma, è l’analisi di una esperta del settore che – però – non intende apparire e/o pretendere di essere portatrice di verità assoluta.
Solo un contributo ed un contributo espresso da un tecnico. Punto.
Ecco, allora, cosa ci ha riferito e su questa scorta relata refero.
Intanto, dal punto di vista ambientale, ci riferisce essere stati posizionati degli umidificatori (di grandezza, espressa in centimetri, all’incirca pari a 60 x 40 x 20) posti proprio al centro dei singoli ambienti. Non pare dubbio che tali macchinari siano in netto contrasto con le Opere del Preti e ciò sia dal punto di vista visivo che dal punto di vista sostanziale. Ferma la necessità di piazzare gli umidificatori, forse si sarebbe potuto procedere nel senso della loro mimetizzazione dietro qualche pannello o qualche separè. Come si dice, e trattandosi di una Mostra, anche l’occhio vuole la sua parte!
Inoltre, il visitatore non è stato messo nelle condizioni di fermarsi a godere tranquillamnete una qualche Opera e ciò poiché non sono state sistemate panche, poltrone e/o sedie di nessuna natura.
Ancora, per quel che concerne l’illuminotecnica, pare che le luci siano state alloggiate in una posizione eccessivamente ravvicinata rispetto alle singole Tele. Ciò ha provocato, evidentemente, uno sgradevole riflesso.
Ancora, le spiegazioni della Guida – che pare essersi prodotta in ripetute “incursioni” in lingua locale (pare, peraltro, che abbia continuato ad intercalare un antiestetico “pecchì”) – sembrano essere state limitate all’illustrazione dei quadri e non aver avuto riguardo alla storia di Mattia Preti, alla sua carriera od agli aneddoti sulla Sua Vita.
In questo stesso senso, pare che la Guida non abbia saputo spiegare neanche come mai due delle Tele esposte fossero sprovviste di cornice.
Ancora, dietro espressa richiesta della nostra Infiltrata pare che la Guida – la quale aveva nominato più volte questa Chiesa come luogo dove erano esposti molti dei Quadri di Mattia Preti – abbia detto che non era possibile visitare la Chiesa di Santa Barbara perché chiusa in forza del tardo orario.
Qualche buona notizia dal Catalogo, acquistato al costo di 25 euro, il quale riporta in maniera accettabile il percorso di una Mostra e di un Centenario che – di proprio – hanno forse il difetto di essere eccessivamente iconografici e di riguardare, pertanto, un solo aspetto della produzione artistica di Mattia Preti.
“Sono uscita dalla Mostra delusa e non illuminata” queste le parole a chiosa del resoconto della nostra Infiltrata.
Ripetiamo – quelle sulla Mostra e sui contenuti tecno-artistici – sono solo osservazioni di un’esperta e come tali pienamente opinabili e dipendenti dal gusto e/o dalla sensibilità soggettiva.
Ben altro – comunque e come si è visto – abbiamo osservato ed analizzato di oggettivamente inconfutabile e pregno di significati.
Questo è veramente tutto.
Vogliamo ora chiudere con due notizie.
Una bella ed una brutta.
Iniziamo – come si fa sempre – con quella brutta.
Al prossimo centenario relativo a Mattia Preti – il quinto – nessuno di noi sarà ancora vivo. Il tempo sarà trascorso inesorabilmente per tutti.
E questa, naturalmente, è la brutta notizia.
La bella notizia, ora.
Non ci sarà nemmeno questo normalissimo sindaco di provincia.
Ce ne sarà un altro!
O no? … Oh mamma!
“Nella nostra vita c’è sempre un evento responsabile del fatto che abbiamo smesso di progredire” (Paulo COELHO)
Niente di nuovo sotto il … C(i)ELO!!!
La Festa (si fa per dire) è finita!
L’Apocalisse può avere libero inizio…

Domenico Monteleone

Fonte: Cara Taverna (Gruppo Facebook – Lunedì 15 Aprile 2013 19:00 – Permalink)

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