Primo Maggio: i tempi cambiano, le lotte continuano

Secondo i dati dell’Istat in 5 anni la disoccupazione media ha avuto un’eccezionale impennata (+82,2%). Nel 2012 si è arrivati 2,74 milioni di disoccupati (record storico dal 1993 in cui è iniziato il monitoraggio), mentre nel 2007 erano 1,5 milioni (minimo storico). Ad aggravare lo scenario italiano troviamo la situazione giovanile, con una percentuale di disoccupazione a livello nazionale del 35,5%, e il rischio per centinaia di migliaia di lavoratori di perdere la cassa integrazione.

Serve una svolta, ma l’unica che possiamo vedere e percepire palesemente è quella neoconservatrice, nonostante la forte richiesta di cambiamento determinata delle ultime elezioni. Per la prima volta le cosiddette forze borghesi sono unite in Parlamento e dopo questi primi giorni di governo come non avere timore di una restaurazione liberista? Come non avere timore di politiche economiche che sono destinate a rimanere immutate?

Il sistema capitalista porta sempre più al logorio della vita e della condizione umana e non tutti se ne accorgono, anche perchè per moltiparlare di lotta di classe, di capitalismo è ormai roba del passato.

Ma oggi, Primo Maggio, sento forte il diritto di rivendicare il mio, nostro, orgoglio di appartenere a quella cultura “vetusta” che in fin dei conti non lo è. Siamo demodè perché abbiamo l’incoscienza di voler tornare ad una visione del mondo in cui il lavoro è l’elemento chiave della vita sociale e del rinnovamento. Ma non c’è più grande visione per il futuro nel voler agire profondamente nella struttura economica che ha portato alla corruttibilità dell’intelletto nella vita politica e sociale. In vista di nuovi attacchi al lavoro e della protezione dei privilegi industriali è reato grave difendere i diritti di chi lavora e le minime tutele rimaste. Bene, vuol dire che fieramente saremo accusati di apologia di reato.

In tempi di precarietà auspichiamo un ripristino dello stato sociale dilaniato dagli ultimi governi,un salario orario minimo(a prescindere dal tipo di contratto)per non vedere lavoratrici e lavoratori retribuiti miseramente,una redistribuzione di lavoro e reddito per superare lo sfruttamento dovuto alle logiche competitive,il blocco dei licenziamenti,un rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e la stabilizzazione dei precari. E non possiamo dimenticare un un nuovo piano per il lavoro attraverso la riconversione ecologica dell’economia,la sicurezza sul lavoro e la proposta di iniziativa popolare sul reddito minimo garantito.

Noi comunisti siamo arrivati a capire che le contraddizioni del sistema nascono dove vi sono relazioni basate sul denaro, salvo poi dimenticarcene.Amnesia ben accolta dai “potenti” che, con un sorriso e molta eleganza, continuano ad aumentare la distanza tra noi e loro.

Ora più che mai c’è bisogno dell’unione di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori. I tempi cambiano, le lotte continuano.

Buon Primo Maggio!

A.C.

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