Don Gallo, il prete partigiano

ADDIO DON GALLO

Si potrebbe quindi azzardare a dire che lei è un partigiano dell’umanità?
Partigiano è la parola più giusta, perché vuol dire che scegli da che parte stare.
Quando mi rivolgono qualche critica, anche pesante, pur ammettendo il mio impegno, io li abbraccio tutti, quelli che mi criticano profondamente. Faccio tesoro di qualunque consiglio o riflessione. Ascolto i più piccoli, la natura, il sole, le stelle, la tempesta, tutti gli eventi naturali, figurarsi se non presto ascolto anche chi capisce subito da che parte sto!
Bisogna scegliere il ruolo!
La giustizia è comunione, da questo deriva il concetto della pace. In virtù di questo, vedere un parlamento che ancora recentemente ha approvato un bilancio militare da spavento è una cosa incredibile: un aumento di un miliardo di euro in armamenti! Non è possibile. Tutto l’occidente spende milioni e milioni di dollari nel giro di qualche minuto in armi, mentre i nostri fratelli e figli muoiono di fame, la natura viene distrutta e calpestata, l’atmosfera inquinata.
Il mio è un grido di un partigiano della terra, figlio della terra!
Via via trovo qualcosa che mi spinge sempre più avanti, qualcosa che mi conduce a incontrarmi con la fede. Da credente dico che essa è un dono ricevuto da una grande fonte: l’amore di Dio.
Bisogna cercare di essere credenti, ma esserlo vuol dire rispettare anche tutti gli altri valori, quelli di altre religioni, persino quelli dell’ateismo. Anch’essi hanno una profondità.
Ecco quindi che essere una persona in grado di dire “Io sono un credente”, significa poter dire “Ogni giorno mi sforzo. Voi correggetemi, perchè vorrei essere credibile, perchè sono uno di voi, faccio parte della famiglia umana, voi fate parte della mia.”
Attraverso l’incontro di fede, sforzo, impegno, coraggio e fatica ricerco il mio obiettivo prioritario, l’obiettivo assoluto, che è il bene comune. Quando non è rispettato il bene comune, è inutile parlare di crisi. Ma quale crisi? La crisi è uno sfruttamento della natura da parte della finanza, quello che poi viene chiamato neoliberismo. Si tratta di un capitalismo di un certo tipo che, per mantenere la sua brama di lucro e guadagno, si trasforma in un capitalismo di altro genere. Quello di un mondo dove la prepotenza, l’arroganza, l’oppressione e le ingiustizie provocano il collasso di una pianeta in cui il 20% delle persone consuma l’80% delle risorse.
Ogni mattina in me nasce questo grido umano, che viene dalla terra, che viene rivolto a chi esercita un’arroganza, a chi esercita una malvagità, a chi, cioè, si dimentica di far parte della famiglia umana. (…)

Parte dell’intervista a Don Andrea Gallo di Gea Ceccarelli (ArticoloTre – 4 gennaio 2013)

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