Conservatori della Costituzione

Pensavamo di esser comunisti e adesso ci ritroviamo conservatori, allergici a mutamenti troppo radicali. Questo è il pensiero di Enrico Letta, capo di un governo che, non votato da alcun italiano in seguito ad elezioni regolate da una legge incostituzionale, si appresta a calpestare l’articolo 138 della nostra Costituzione (giochi di parole e tanta ironia). Ed è proprio quest’ultima che va “conservata” ed applicata. Seguirla può e deve rappresentare una via d’uscita da questa crisi, anche sociale e morale, che stiamo attraversando.Stendo un velo pietoso sull’indecenza di quei politici che, per difendere i propri interessi, la utilizzano a fasi alterne oppure ne interpretano liberamente alcuni articoli, come sta accadendo per questa indegna vicenda della decadenza da senatore di Berlusconi. Non danno fastidio quelle modifiche che riguardano la riduzione dei parlamentari o il bicameralismo perfetto, ad esempio, ma quelle che minacciano i principi fondamentali che tutelano il lavoro, l’istruzione,la sanità, la giustizia sociale, la pace, l’uguaglianza.

La politica da anni si è prostrata di fronte all’economia, permettendo al liberismo di diventare pensiero dominante. Il suo ultimo ostacolo è proprio la Carta Costituzionale, che non permetterebbe la totale attuazione di quel progetto che prevede le ricchezze in mano a “pochi” ed il progressivo peggioramento della vita di “molti”. Un lavoratore non deve trovarsi di fronte alle forze dell’ordine in seguito al mancato rispetto delle sentenze giudiziarie dell’azienda in cui lavora ( stabilimento Fiat a Pomigliano), un disoccupato deve poter vivere dignitosamente ed essere certo di non aspettare una vita per trovare occupazione, uno studente non deve vedere precluso il suo diritto allo studio, una popolazione non può non essere ascoltata quando vede violata la sua terra, non si può rimanere indifferenti alla questione dei beni comuni soprattutto dopo l’esito del referendum sull’acqua. La legge non è il libero mercato, la legge è la Costituzione! Infine, ma non per importanza, ricordo che esiste l’articolo 11, perciò basta con questa complicità e sottomissione agli USA e ripudiamo una volta per tutte la guerra.

Alla luce di quanto scritto, è stata veramente un’ancora di salvezza l’assemblea pubblica convocata da Rodotà, Landini, Zagrebelsky e Don Ciotti l’8 settembre a Roma. C’è bisogno di un punto di riferimento e di un nuovo spazio politico che riparta proprio da quel complesso di regole e norme che sono state scritte dopo vent’anni di dittatura, di cui cinque di guerra. Importante è sapersi fare portavoce di quelle istanze di cambiamento nelle politiche sociali ed istituzionali ed unire tutte quelle realtà che si muovono sul terreno costituzionale. Non si parla di creare un nuovo partito, ma di fornire strumenti necessari a chi vuole porre le basi per un modo diverso di concepire il rinnovamento della società.

Qualche mese fa scrissi della necessità di un progetto politico per una sinistra alternativa, indipendente ed autonoma dal centro-sinistra, in grado di raccogliere tutte le esperienze che spaziano dal campo dei diritti a quello del lavoro. Penso che si sia presentata l’occasione giusta affinchè avvenga ciò, per questo è indispensabile una grande partecipazione alla manifestazione del 12 ottobre a Roma.

Che parta la rinascita e che il collante sia la Costituzione!

A. C.

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