BOLOGNA CINEMA TEATRO GALLERIA

SABATO 11 MAGGIO 2013
Una sinistra anticapitalista e libertaria, non potrà che essere Ross@.

Si chiamerà Ross@ – Resistenza, Organizzazione, Solidarietà, Socialismo, A come anticapitalismo, antipatriarcato, antirazzismo, antifascismo, ambientalismo – dove l’ultima a è la chiocciolina, simbolo di connessione. Connessione di soggetti smarriti.
Soggetti che resistono ma che faticano a parlarsi. E’ quello che Francesco Piccioni, giornalista del Manifesto, disegna con efficacia: «Siamo le cinquanta sfumature di rosso». Ma il punto di rottura con la “tradizione” sta nel fatto che questa affollata assemblea dentro un cinema della Bolognina non è la fusione a freddo di gruppi dirigenti. E’ il primo incontro nazionale della “dichiarazione comune per un nuovo soggetto anticapitalista e libertario” che si tiene a pochi metri dal luogo dove il Pci scelse di sciogliersi più di vent’anni fa. «Il Pd è nato lì, speriamo di non fare lo stesso percorso», scherza Giorgio Cremaschi. «Non siamo all’anno zero ci sono storie, rancori, ragioni. Siamo in grado di metterle in discussione?», si chiede citando il motto di San Paolo: «Non voglio sapere da dove vieni ma che strada farai e come la faremo insieme».
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«Ross@ come la bandiera della Comune di Parigi, primo esperimento di socialismo in Occidente». E’ una proposta di lotta prima di essere un movimento e nasce dalla “dichiarazione comune per un soggetto anticapitalista e libertario” firmata da centinaia di attivisti sindacali e politici provenienti perlopiù dalla Rete 28 Aprile (la minoranza di sinistra della Cgil), dall’Usb, dal comitato No debito, da Sinistra critica, dalla Rete dei comunisti e da settori di Rifondazione comunista. La loro relazione non sarà pattizia ma si baserà su un principio elementare: una testa, un voto.
«Aderiamo a questo percorso come militanti che non rinunciano alle proprie appartenenze sindacali, politiche e nei movimenti sociali – spiega Giorgio Cremaschi nell’intervento introduttivo – ma che impegnano la propria persona nell’impresa di costruire una casa comune della lotta e dell’alternativa anticapitalista. Aderiamo a questi punti e a questa proposta per lavorare alla loro diffusione, approfondimento, arricchimento e all’organizzazione del percorso. Sappiamo che il primo metro di misura saranno il rigore e la coerenza personale con cui li porteremo avanti. Ci ritroveremo a settembre dopo aver discusso in ogni parte del paese. Ci diamo come scadenza il prossimo autunno. Allora dovremo essere in piazza con una forza tale da mettere in crisi il governo e il dominio della Troika europea e chi li sostiene».
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«Gli attacchi alla classe operaia si stanno succedendo in tutta Europa. La disoccupazione di massa, la riduzione delle prestazioni sociali, la mancanza di sicurezza in ogni aspetto della vita – tutto questo richiede una risposta. I vecchi partiti del centro sinistra sono ormai compromessi dal loro sostegno al programma di austerità. La loro idea di un capitalismo compassionevole che può essere accettato per lavorare nell’interesse di tutti è chiaramente una truffa. Com’era prevedibile, di fronte a questa verità, essi si allineano con i partiti della destra. Abbiamo bisogno di ricominciare. Abbiamo bisogno di nuovi partiti della sinistra che capiscano e difendano gli interessi della gente comune. Dobbiamo unirci in questo progetto in tutta Europa. Possiamo avere successo solo se realizziamo l’internazionalismo!».
Questo saluto del regista Ken Loach, il silenzio per le vittime del porto di Genova e poi l’introduzione di Giorgio Cremaschi di cui abbiamo anticipato le proposte.
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La sua relazione si snoderà attorno al testo dell’appello finale che riproponiamo integramente: “Lo sfruttamento del lavoro, la disoccupazione e la precarietà di massa, la violenza sulle donne, le discriminazioni e la soppressione dei diritti, la cancellazione della democrazia, la devastazione della natura, avanzano.
È necessario qui ed ora un movimento sociale e politico anticapitalista e libertario, che non insegua i miraggi di piccoli aggiustamenti che in nome del meno peggio portano sempre al peggio Noi pensiamo che sia necessario riprendere la via della liberazione della società dal dominio del mercato e del profitto, noi pensiamo che oggi si possa e si debba rendere attuale il socialismo.
Competitività, flessibilità, austerità, produttività sono parole che presiedono alle politiche oggi dominanti. Politiche nemiche della umanità e della natura. Bisogna rompere con esse e con chi le adotta come valore e metro di misura. Dobbiamo combattere i privilegi della casta, ma ancora di più lottare contro il potere vero, quello della ricchezza, del mercato, dei padroni.
A tutto questo contrapponiamo il socialismo del 21esimo secolo, che si costruisce sulle necessità di oggi, con obiettivi e conquiste progressive e con la partecipazione popolare, che cammina passo passo con le lotte per la liberazione dallo sfruttamento e da ogni oppressione.
Noi vogliamo:
1) Rompere con l’Unione europea. Democrazia vera, diritti del lavoro, stato sociale, eguaglianza, libertà sono incompatibili con l’Europa del rigore, del fiscal compact, di Maastricht e della Troika. Non c’è nulla da rinegoziare, i trattati vanno cancellati. L’euro e il debito non ci debbono più ricattare, bisogna che i popoli conquistino la sovranità sulla moneta e sulla spesa pubblica. 2) Ridurre l’orario di lavoro e il tempo di lavoro a parità di salario, mentre il reddito deve essere garantito a chi non ha un lavoro sicuro e dignitoso. L’educazione e la formazione pubbliche, l’abitare, la sanità pubblica vanno garantite e tutta la società va ricostruita su nuove basi. La sola compatibilità è l’eguaglianza sociale
3) I beni comuni in mano pubblica, così come le banche e le attività strategiche. Il lavoro deve controllare la produzione e il potere pubblico deve impedire la chiusura delle aziende, le delocalizzazioni, i licenziamenti. La democrazia deve entrare in ogni luogo di lavoro.Riconversione industriale e produttiva, salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio culturale, intervento pubblico generalizzato nella economia.
4) Libertà delle donne contro l’oppressione patriarcale, libertà e cittadinanza dei migranti contro le leggi schiaviste, libertà e diritti delle persone contro i poteri del mercato e delle burocrazie autoritarie.
5) Una politica fiscale immediatamente e fortemente redistributiva verso i redditi fissi, da lavoro e pensione, a danno della grande rendita, del grande capitale, delle ricchezze private e dell’evasione.
6) Pace e disarmo, con la fine immediata di tutte le missioni militari all’estero e di tutte le spese di guerra.
7) Una vera democrazia fondata su una legge elettorale proporzionale pura, sulla distruzione dei privilegi delle caste, sul diritto dei lavoratori a decidere liberamente su chi li rappresenta e sugli accordi, sulla partecipazione, sui referendum, sul diritto a decidere delle popolazioni nel territorio. Diciamo no al presidenzialismo e all’autoritarismo plebiscitario che mirano a distruggere la Costituzione Repubblicana.
Non uno solo di questi punti è oggi interamente sostenuto dalle forze di centrosinistra e dai grandi sindacati confederali.
Sono nostri avversari il governo Napolitano Letta Berlusconi, il suo programma e chi lo sostiene. Sono avversari la politica di austerità della Troika europea, e la sua traduzione nelle relazioni sindacali con il patto corporativo tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria. Sono altro da noi tutta la politica del centrosinistra e tutti i tentativi di riaffermarla.
Noi vogliamo essere militanti di un movimento politico che affermi il diritto e la legittimità dell’alternativa, che rovesci gli equilibri, i poteri, i vincoli che oggi impediscono ogni reale cambiamento e che prima di tutto sia uno strumento per l’organizzazione e la rappresentanza di tutte e tutti coloro che vengono colpiti dallo sviluppo capitalista e dalla sua crisi e vogliono ribellarsi.
Per questo cominciamo oggi un percorso che sappiamo difficile e pieno di ostacoli, ma convinti che se le forze anticapitaliste in Italia resteranno nella frammentazione attuale, la reazione antisociale continuerà”.

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